IN ASCOLTO
Valincantà - Valli Canto Incanto “La stessa via”
Autoproduzione, 2023
Quanta (splendida) Musica è rannicchiata in piccoli anfratti geografici, in attesa di uscire allo scoperto? Sicuramente, molta più di quanto un’enciclopedica conoscenza della materia possa permettere. Salvifica, allora, arriva la proposta dell’ascolto che può far entrare nello stereo regali natalizi fuori stagione.
Emblematico è il caso dei Valincantà, vera e propria istituzione musicale dell’alto vicentino che, con questo cd, non possono non oltrepassare le “frontiere”, territoriali e linguistiche, perché il vestito di “local heroes” mi pare di taglia troppo stretta per quanto ascoltato. Questo non è un gruppo folk(cloristico), rinchiuso in una valle per dare voce alla nostalgia delle tradizioni o, peggio, essere megafono di rivendicazioni locali(stiche).
In “La stessa via” c’è la poesia di chi sa tradurre in dialetto emozioni universali, brandelli della Grande Storia che è passata dalle proprie parti, lasciando strisce di sangue ed insegnamenti ormai dimenticati, così come ideali universali e tematiche di stretta attualità.
I Valincantà usano l’ironia, mista ad abbondanti dosi di riflessione, per fotografare la loro terra ed i mutamenti che l'hanno attraversata; generazionali, tra le genti del posto, e interpersonali. L’avvento e la crescita dell’immigrazione, massiccia per numeri e sfaccettata per le diverse etnie coinvolte, ha portato, nonostante le forti ambiguità che resistono sul territorio, ad accettare e poi a sviluppare una multiculturalità necessaria per una definitiva integrazione.
Ascoltare l’iniziale “Duro e puro” oppure “Serenada Africa”, chiarisce da subito quale sia il pensiero del combo di Arsiero sulla materia.
Che non solo sfiora ma si addentra con garbata incisività in temi fondamentali. “Gas dormentoso” per esempio, prende spunto da una storia vera della Grande Guerra. Quella del soldato Remo, pacifista “ante litteram”, simbolo di tutti i “folli” e dei “dimenticati” che sono ancora capaci di essere sognatori.
Oppure le battaglie contro la cementificazione, per il rispetto dell'ambiente e di un territorio di confine, da sempre una sorta di cerniera storico-geografica. Terra che si è trovata, con le sue valli ed i suoi fiumi, ad essere, in egual misura, anello di congiunzione e punto di rottura tra popoli più disparati. A rappresentare in musica tutto questo, brani eccellenti come “Sant'Agata”, “Panini d'asfalto” e, soprattutto, la ficcante, conclusiva “Sul confine”.
Ce ne sarebbe già abbastanza per un plauso, sentito e sincero...ma non finisce qui, anzi...
Perché i Valincantà si inventano due canzoni che entrano, senza passare dal canonico “Via”, di diritto nelle mie personali preferenze del canzoniere “lingue del territorio”.
A far ottima compagnia al meglio dei MCR degli esordi, dei Vad Vuc, dei Luf e del progetto Grama Tera, ci pensano due gemme come “La stessa via” e “Parlare con ti”. La prima inizia con un simil talkin', elogio della fratellanza, non ridotta a slogan ma elaborata e vissuta. La melodia “a corde” è pura magia e accompagna il testo in cui si parte dall'integrazione per ricordare un eccidio di 6 giovani partigiani a Liberazione avvenuta ed il monumento ad essi dedicato. (“E immagino che sotto il basamento ci sia....una libertà ostinata e tenace per chi la vuole ancora respirare”).
La seconda è un bluesfolk(!!) di limpida bellezza; ennesimo testo “importante”, teso a rimarcare l'incomunicabilità che ci circonda. Il ritmo serrato, spezzato con uno stacco di basso prima del finale epico, con Coro alpino (Monte Caviojo) incorporato. Da cercare sotto la voce “meraviglie (musicali) da scoprire”.
Valli (tra tradizione e futuro), Canto (di comunitaria sapienza), Incanto (dato da un ascolto attento e ripetuto).
Valincantà, appunto!!!
PS…questa recensione non sarebbe stata possibile senza l'appassionato supporto, soprattutto sull'analisi dei testi, fornito a VMLV da parte di Davide Lista!